… e ora cerco un appiglio un volto in questo porto

mezzo morto ma non ci sei più

con la tua magia nel corpo

e quel ragnetto sulla spalla l’emozione a galla

c’è un foglietto che galleggia in quella brutta luce gialla

ed io l’ho letto

diceva addio a questa miseria

Assalti Frontali, Mamy

Questa è la storia di un naufragio, uno dei tanti, anonimi, dimenticati, avvenuti nelle coste libiche o a ridosso della Sicilia, in cui le vittime e i superstiti sono trattati solo come numeri, che concorrono ad aggiornare le statistiche ufficiali.

Anzi no, questo è il naufragio della Storia recente dei diritti e di una società che nel momento della verità, osserva tutto con distacco senza mai coinvolgersi o intervenire, come se fosse un film.

Murales Lian, collettivo basco, ridà un volto a questi numeri snocciolati con efficienza dai telegiornali, ricordandoci che, in realtà, quest’ultimi sono uomini, donne, bambini, sono esseri umani come noi.

L’artista lo fa attraverso il murales, arte collettiva che, permeando la quotidianità della comunità che la ospita, l’aiuta a comprendere che tutto ciò è reale, non è finzione e non può essere osservato con indifferenza.

L’opera è stata realizzata a conclusione del workshop gratuito organizzato dall’associazione  Arciragazzi gli Anni in Tasca, con un progetto finanziato dalla Chiesa Valdese. Dieci giorni prima del concerto, il collettivo Murales Lian di Bilbao, ha cominciato a lavorare all’opera di street art ripulendo, abbellendo e riqualificando con la partecipazione degli abitanti, un pezzo della piazza ridotto a pubblico orinatoio, trasformando così un muro sporco e malandato in un attivatore di umanità. La piazza si è così gradualmente trasformata nell’evento stesso, la cui preparazione è risultata una costante attivazione di partecipazione diffusa.

Il murales, donato alla città e ai suoi abitanti, è la dimostrazione di come sia possibile, attraverso percorsi artistici, riappropriarsi degli spazi pubblici e incentivare la partecipazione.